L‘oracolo di Delfi era il più importante oracolo dell’antica Grecia, che si proponeva come il principale tramite tra l’onnisciente Zeus e gli uomini. Era l’oracolo più importante del mondo greco, per questo il santuario di Delfi era chiamato “ombelico del mondo”.
Ispirandosi alla capacità interpretative e predittive di questa figura, la tecnica di ricerca dei Delphi Groups ne prende il nome.
E’ un metodo qualitativo di ricerca che ha come obiettivo quello di sfruttare l’intelligenza collettiva di un gruppo (anche detta saggezza delle folle), utile a diversi ambiti di ricerca: analisi di fenomeni economici e sociali, trend analysis, raccolta di dati storici poco noti o non disponibili, individuazione di possibili opzioni politiche, sociali e urbane, sviluppare modelli organizzativi e applicativi software, etc.
Impiegato originariamente intorno al 1950 (su un US Air Force sponsorizzato Rand Corporation Research, per sviluppare un metodo per “ottenere il consenso più affidabile da parte di un gruppo di esperti, attraverso una serie di survey intervallate da analisi dei feedback”), oggi si basa su un’ampia letteratura e studi di caso anche web-based.
Ci sono diverse definizioni di Delphi, ma in termini semplici può essere definito come: “Un metodo per strutturare un processo di comunicazione di gruppo, costruito in modo che il processo comunicativo e deliberativo del gruppo sia efficace nel consentire di affrontare un problema complesso”. Per realizzare efficacemente questa “comunicazione strutturata” del Delphi Group è importante tenere conto di alcuni elementi: le peculiarità dei partecipanti (maggiore affidabilità di un panel di esperti), la possibilità di esprimere contributi e valutazioni individuali, la propensione a mettere in comune informazioni e conoscenza, la possibilità di vedere le opinioni, i feed-back e le affermazioni di tutti e del gruppo, il beneficio di ottenere giudizi soggettivi (previsionali, di insight e di trend) su base collettiva.
C’è da dire che, se sul piano internazionale questo metodo sembra affermato, i retaggi italiani sull’uso delle communities per fare ricerca hanno rallentato il consolidarsi dell’utilizzo di questo metodo che costituisce invece un’importante opportunità (di cui gli esempi sono limitati). Soprattutto quando la ricerca ha come oggetto i social media, utilizzare gli ambienti social è una frontiera per andare oltre i dati che derivano da tecniche “tradizionali”.